Aspetti ambientali

Il sito è stato oggetto di una caratterizzazione ambientale effettuata da ICRAM (ora ISPRA) secondo i contenuti del Piano della Caratterizzazione ambientale redatto dallo stesso Istituto (rif. ICRAM CII-Pr-Pu-T-IV Sporgente e darsena ad ovest) e successiva revisione (rif. ICRAM CII-Pr-Pu-T- IV Sporgente e darsena ad Ovest), che ha fatto proprie le prescrizioni imposte dalla Conferenza dei Servizi in fase di approvazione.

I risultati ottenuti dalle attività di caratterizzazione sono stati elaborati mediante metodi geostatistici. In particolare, per le opere a mare, sono state effettuate rielaborazioni relative alla profondità del tetto del substrato delle argille azzurre pleistoceniche, alla percentuale delle varie frazioni granulometriche, alla batimetria del fondale e, da ultimo, alle concentrazioni dei contaminanti negli spessori indicati.

Quest’ultima elaborazione in particolare ha evidenziato la presenza di una contaminazione di origine antropica a macchia di leopardo estesa per uno spessore di profondità massima pari a 2 m attribuibile alla presenza di inquinanti di origine sia organica sia inorganica. La contaminazione di tipo organico si riscontra soltanto nello strato più superficiale (0-50 cm) ed è legata alla presenza di Idrocarburi Policiclici Aromatici, di cui sono stati individuati degli hot spot nella parte più meridionale delle aree di futuro banchinamento, con concentrazioni fino ad un ordine di grandezza superiori al valore di intervento fissato. La contaminazione di tipo inorganico interessa invece profondità maggiori (fino a 2 m) ed ha un’estensione spaziale maggiore.

Non sono state riscontrate evidenze di contaminazione microbiologica (streptococchi fecali, salmonella, spore di clostridi solfitoriduttori), mentre sono stati rilevati effetti tossici in modo piuttosto diffuso, con campioni meno tossici localizzati prevalentemente nella parte centrale dell’area indagata, in posizione più distante dai manufatti ed in corrispondenza della batimetria maggiore.

Alla luce dei risultati ottenuti, i sedimenti sono stati suddivisi in tre categorie:

– sedimenti “rossi” per il cui calcolo dei volumi viene utilizzata come riferimento la colonna B della tabella 1 dell’Allegato 5 al Titolo V alla Parte Quarta del D.Lgs. 152/06;

– sedimenti “gialli” aventi concentrazioni superiori ai valori di interventi stabiliti da ICRAM, ma inferiori a quanto indicato in colonna B della tabella 1 dell’Allegato 5 al Titolo V alla Parte Quarta del D.Lgs. 152/06;

– sedimenti “verdi”, con concentrazioni inferiori ai valori di intervento stabiliti da ICRAM.

Il progetto di bonifica ha fatto propri gli obiettivi di bonifica stabiliti da ICRAM, prevedendo il dragaggio ed il trattamento dei volumi di sedimento che, secondo le indagini eseguite, sono risultati contaminati.

Esso prevede, preliminarmente alla realizzazione delle opere previste nell’area marina in oggetto, in primo luogo l’asportazione, come misura di messa in sicurezza di emergenza, dei sedimenti “rossi”.

Al termine di tale operazione, il progetto prevede la bonifica dei fondali in cui sono stati riscontrati sedimenti con concentrazione di sostanze inquinanti superiore ai “valori di intervento” stabiliti da ICRAM per il sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto (sedimenti “gialli”).

Il progetto di bonifica presentato si configura pertanto come progetto di messa in sicurezza di emergenza per i sedimenti “rossi”, e come progetto di bonifica per i sedimenti “gialli”.

Sulla base delle elaborazioni formulate da ICRAM, sono state individuate 3 aree di intervento dei sedimenti “rossi”; Le stime dei volumi, pari in totale a 9.187 mc comprendenti un incremento del 25% dei volumi per tener conto di imprecisioni nelle operazioni di dragaggio, sono state ottenute considerando, in via cautelativa, il valore del quantile del 10% della profondità del tetto delle argille azzurre (substrato considerato esente da contaminazione), cioè tale che la probabilità che la profondità del tetto delle argille sia sottostimata è inferiore al 10%;

In modo analogo, è stato definito in 360.000 mc il volume di sedimenti da dragare caratterizzati da concentrazioni di analiti target superiori al valore di intervento fissato da ICRAM ma inferiori alle CLA-IND del D.M. D. Lgs. 152/06 (sedimenti “gialli”).

Per i sedimenti contaminati “rossi”, la strategia di messa in sicurezza di emergenza è la seguente:

  • dragaggio meccanico in aree delimitate mediante panne mobili galleggianti;
  • trasporto mediante motobette all’area di trattamento a terra;
  • trattamento costituito da un’unità di separazione e lavaggio della frazione ghiaiosa, seguita da due idrocicloni nei quali avverrà la separazione della sabbia dai materiali fini;
  • ispessimento meccanico mediante filtropressa a camere;
  • individuazione della destinazione finale dei materiali trattati.

In particolare la frazione ghiaiosa e sabbiosa lavate potranno essere recuperate secondo quanto previsto dalla Normativa vigente o utilizzate come materiale di riempimento della cassa di colmata. La frazione fine disidratata, dove a seguito dei trattamenti è concentrata la contaminazione, sarà avviata a smaltimento presso una discarica autorizzata, la cui tipologia sarà funzione del grado di contaminazione, da determinare ai sensi della normativa vigente.

A verifica degli interventi di progetto, è previsto un protocollo di monitoraggio che interesserà tutte le matrici ambientali coinvolte direttamente o indirettamente dagli interventi.